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Giorni terreni inutilizzati – Il pentimento - La figliolanza di Dio

I giorni che l’uomo lascia inutilizzati sulla Terra per il suo sviluppo verso l’Alto, sono irrevocabilmente perduti, perché appena è trascorsa la vita terrena, gli sono tolte le occasioni per svolgere delle opere d’amore dalla propria forza. Nell’aldilà può comunque pure tendere verso l’Alto, ma riceve la Forza solo in un certo grado di maturità. Ma se l’anima non lo ha raggiunto, allora è totalmente senza Forza, mentre sulla Terra anche l’uomo più imperfetto dispone della forza che può utilizzare per l’agire nell’amore. E benché abbia anche nell’aldilà la possibilità di maturare spiritualmente, perde il tempo inutilizzato sulla Terra che poteva essere utilizzato per il raggiungimento della meta più alta, la figliolanza di Dio che richiede un grado di maturità che non può mai più essere recuperato nell’aldilà. L’uomo deve aspirare a questa meta con tutta la forza, si deve dare del tutto a Dio e vivere secondo la Sua Volontà, ma allora sfrutta anche ogni giorno sulla Terra, conduce una vita spirituale che coincide con la vita terrena.

Ma chi è tiepido e pigro, il cui cuore si divide fra Dio ed il mondo terreno, passerà delle giornate quando è di mentalità puramente terrena e questi giorni gli vanno perduti per l’Eternità, perché il mondo risveglia brame terrene, risveglia nel cuore dell’uomo degli istinti che sono privi d’amore e l’anima non si libera delle sue catene, non viene spezzato l’involucro, ma diventa piuttosto più spesso e lo spirito viene impedito nella sua vera attività, non può agire e l’uomo è esposto alle forze che lo vogliono conquistare tramite il mondo. Ma uno sviluppo verso l’Alto sulla Terra richiede la liberazione dello spirito, perché solo se questo può agire in lui, l’uomo procede, spinto dallo spirito, che impedisce il suo naufragio e guida l’anima nel Regno spirituale. Se lo spirito nell’uomo è stato risvegliato una volta, allora non sprofonda più nel sonno, allora è inarrestabilmente attivo, allora l’uomo utilizza anche ogni giorno per il suo benessere spirituale. Ma finché sonnecchia, l’anima rimane sullo stesso gradino, allora vive solo nel mondo terreno, ma non in quello spirituale. E lei perde questi giorni.

Per il raggiungimento della figliolanza di Dio ci vuole una vita terrena pienamente sfruttata, dove la volontà è sempre rivolta a Dio, benché l’uomo sia esposto a grandi tentazioni che devono mettere alla prova la sua volontà. Finché la volontà dell’uomo non si è ancora decisa per Dio, l’anima non può ancora svilupparsi verso l’Alto, è piuttosto grande il pericolo della retrocessione, perché l’avversario di Dio non lascia intentato nessun mezzo per conquistare l’anima. Ed il suo mezzo è il mondo con le sue seduzioni ed il suo splendore apparente al quale l’anima cade troppo facilmente. Quindi l’uomo appartiene a Dio solamente, quando ha vinto il mondo, solo allora cammina verso l’Alto ed allora non deve rimanere inutilizzato nessun giorno, se dev’essere raggiunto il pieno successo.

Anche nell’aldilà esiste bensì uno sviluppo verso l’Alto per l’anima, se ne ha la volontà, ma finché non ha raggiunto il grado di Luce, è estremamente faticosa e richiede molto tempo, deve dapprima conquistarsi i tesori che sulla Terra può conquistarsi facilmente e che la seguono nel Regno spirituale. E perciò sarà beato colui che utilizza il tempo sulla Terra e raccoglie tesori spirituali che gli permettono l’ingresso nel Regno di Luce, dove ora procede continuamente verso l’Alto, ma si pentiranno amaramente le anime che arrivano alla conoscenza nell’aldilà e pensano al tempo terreno inutilizzato che non possono mai più recuperare, anche se per loro sia ancora possibile una risalita spirituale.

Amen

Traduttore
Tradotto da: Ingrid Wunderlich

Ungenützte Erdentage.... Reue.... Gotteskindschaft....

Unwiederbringlich verloren sind die Tage, die der Mensch ungenützt läßt auf Erden für seine geistige Höherentwicklung, denn sowie das Erdenleben vorüber ist, sind ihm die Gelegenheiten genommen, Werke der Liebe zu verrichten aus eigener Kraft. Er kann zwar im Jenseits gleichfalls streben nach oben, doch er empfängt erst Kraft in einem gewissen Reifegrad. Hat die Seele aber diesen nicht erreicht, dann ist sie völlig kraftlos, während auf Erden auch der unvollkommenste Mensch über Kraft verfügt, die er nützen kann zum Wirken in Liebe. Und wenngleich er im Jenseits auch die Möglichkeit hat, geistig zu reifen.... die ungenützte Zeit auf Erden geht ihm verloren, die er zur Erreichung des höchsten Zieles verwenden konnte.... der Gotteskindschaft, die einen Reifegrad erfordert, der niemals im Jenseits nachgeholt werden kann. Es muß der Mensch mit ganzer Kraft dieses Ziel anstreben, er muß sich voll und ganz Gott hingeben und nach Seinem Willen leben, dann aber nützet er auch jeden Tag auf Erden aus, er lebt sein Erdenleben bewußt immer mit dem Blick nach oben, er führt ein geistiges Leben, das das irdische Leben überstimmt. Wer aber lau und träge ist, wessen Herz sich teilet zwischen Gott und der irdischen Welt, der wird Tage verleben, wo er nur rein irdisch gesinnt ist, und diese Tage gehen ihm verloren für die Ewigkeit. Denn die Welt weckt irdische Begierden, sie weckt Triebe im Herzen des Menschen, die der Liebe entbehren, und die Seele wird ihrer Fesseln nicht ledig, die Hülle wird nicht gesprengt, sondern eher verdickt, und der Geist wird in seiner eigentlichen Tätigkeit gehindert, er kann nicht wirken, und der Mensch ist den Kräften preisgegeben, die ihn durch die Welt zu gewinnen trachten. Eine Höherentwicklung auf Erden bedingt aber die Freigabe des Geistes, denn erst, so dieser wirken kann in ihm, schreitet der Mensch aufwärts, getrieben vom Geist, der seinen Untergang verhütet und die Seele ins geistige Reich einführt. Ist der Geist im Menschen einmal erwacht, dann versinkt er nicht mehr in den Schlaf, dann ist er unentwegt tätig.... dann nützet der Mensch auch jeden Tag für sein geistiges Wohl. Doch solange er schlummert, bleibt die Seele auf gleicher Stufe stehen, sie lebt dann nur auf der irdischen, nicht aber in der geistigen Welt. Und diese Tage gehen ihr verloren. Zur Erreichung der Gotteskindschaft gehört ein voll ausgenütztes Erdenleben, ein Leben, wo der Wille stets Gott zugewandt ist, wenngleich der Mensch großen Versuchungen ausgesetzt ist, die seinen Willen erproben sollen. Solange sich der Wille des Menschen noch nicht entschieden hat für Gott, kann sich die Seele auch nicht aufwärtsentwickeln, vielmehr ist die Gefahr des Rückschrittes groß, weil der Gegner Gottes kein Mittel unversucht läßt, die Seele zu gewinnen. Und sein Mittel ist die Welt mit ihren Lockungen und ihrem Scheinglanz, der die Seele zu leicht verfällt. Es gehört also der Mensch erst dann Gott an, wenn er die Welt überwunden hat, dann erst schreitet er zur Höhe, und dann darf kein Tag ungenützt bleiben, soll voller Erfolg erzielt werden. Im Jenseits gibt es für die Seele wohl auch eine Höherentwicklung, so sie den Willen dazu hat, doch bis sie den Lichtgrad erreicht hat, ist es äußerst mühevoll und erfordert lange Zeit.... sie muß sich erst die Schätze erwerben, die sie auf Erden leicht erringen kann und die ihr nachfolgen in das geistige Reich. Und darum wird selig sein, wer die Zeit nützet auf Erden und sich geistige Schätze sammelt, die ihm den Eintritt in das Lichtreich gestatten, wo er nun ständig aufwärtsstrebt.... doch schmerzlich bereuen werden es die Seelen, die im Jenseits zum Erkennen kommen und der ungenützten Erdenzeit gedenken, die sie nimmermehr ausgleichen können, wenn auch ihnen noch ein geistiger Aufstieg möglich ist....

Amen

Traduttore
This is an original publication by Bertha Dudde