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Comunicazione per spiegare il No. 410

Il Cammino sulla Terra non è null’altro che il passaggio nelle eterne Regioni, ed è sempre di nuovo l’uomo stesso che determina a sé la condizione in quelle regioni. Se la vita sulla Terra è passata in un costante suo tendere al patrimonio spirituale, non ha mai più da temere che la vita nell’aldilà abbia per lui un effetto aggravante, non avrà mai da temere l’ora della morte ed abbandonerà la valle terrena solamente, per scambiarla con campi celesti, che gli appariranno indescrivibilmente amabili. Ma dev’aver avuto luogo il ritorno a Dio, dev’essere preceduta l’unificazione con la più sublime Entità, se l’uomo deve raggiungere questo stato spirituale, che gli garantisce una totale dissoluzione dell’involucro umano. Nell’altro caso però l’involucro umano non si separerà così facilmente dall’anima, anche se l’anima ha abbandonato il suo corpo terreno, non è comunque libera. L’avvolgimento dello spirito è ancora attaccato a lei, non è totalmente libera, ma impedita appunto ancora dalle stesse catene come sulla Terra, di potersi librare libera in regioni superiori, e questa condizione sarà poi uguale a quella sulla Terra, perché l’anima cammina ancora nella stessa ignoranza ed ostinazione nell’aldilà, per lei stessa anche sovente inconsapevole, di aver già abbandonata la valle terrena. Perciò il vostro spirito trova sempre la sfera del suo stesso valore, e se l’anima ha raggiunto la condizione della maturità già sulla Terra, allora già con la morte corporea entra anche subito in sfere colme di Luce. Allora non deve prima percorrere la via infinitamente lunga della lotta nell’aldilà, che è pari ad una condizione terrena, ma che non può essere superata così facilmente come sulla Terra. Perciò non cadete nella tentazione di credere, che di là vi rimanesse ancora la possibilità per la maturazione dell’anima, questa è molto più difficile, e ci si pente indicibilmente nella conoscenza del tempo terreno non utilizzato. Allora come essere imperfetto è sempre consigliabile di ricordare l’aldilà con spaventi e poi tendere senza sosta alla perfezione più possibile sulla Terra, che darsi all’ozio della speranza, che là si potesse recuperare ciò che qui è stato mancato di fare. La vita terrena con tutto il disagio e sofferenza non è nulla in confronto con la lotta di tali anime imperfette nell’aldilà; perché là non vi sono date tali possibilità come sulla Terra, la vostra lotta sarà molto più difficile, finché non si sarà separato dal vostro spirito tutto il terreno umano e poi questo spirito abbia raggiunto il grado di poter essere accolto in un nuovo Regno di Luce. Così è da intendere, che la condizione dell’uomo è messa sull’anima così a lungo, finché questa non abbia raggiunto il suo determinato grado di maturità.

Amen

Traduttore
Tradotto da: Ingrid Wunderlich

Erklärungskundgabe zu Nr. 410....

So ist das Wandeln auf Erden nichts weiter als ein Übergang in die ewigen Regionen, und immer wieder ist es der Mensch selbst, der sich den Zustand in jenen Regionen selbst bestimmt. Ist ihm das Leben auf Erden in stetem Streben nach geistigem Gut vergangen, so hat er nimmermehr zu fürchten, daß sich das jenseitige Leben für ihn belastend auswirkt.... er wird nie die Stunde des Todes zu fürchten haben und das Erdental nur verlassen, um es zu vertauschen mit himmlischen Gefilden, die ihm unvergleichlich lieblich erscheinen werden. Doch die innere Rückkehr zu Gott muß stattgefunden haben.... die Vereinigung mit der höchsten Wesenheit muß vorangegangen sein, soll der Mensch diesen Geisteszustand erreichen, der ihm ein völliges Auflösen seiner Umhüllung gewährleistet. Im anderen Falle jedoch wird sich die menschliche Hülle nicht so leicht trennen von der Seele.... obgleich zwar die Seele ihren irdischen Leib verlassen hat, ist sie dennoch nicht frei.... Die Umhüllung des Geistes haftet noch an ihr.... sie ist nicht völlig frei, sondern noch von eben denselben Fesseln wie auf Erden gehindert, sich frei hinaufschwingen zu können in höhere Regionen, und dieser Zustand wird dann gleich sein dem Erdenzustand, weil die Seele noch in der gleichen Unwissenheit und Verstocktheit wandelt im Jenseits.... ihr selbst auch oft unbewußt, daß sie das Erdental schon verlassen hat.... Daher findet euer Geist stets die Sphäre, deren er gleichwertig ist, und hat die Seele den Zustand der Reife erreicht schon auf Erden, dann geht sie bei dem leiblichen Tode auch sogleich ein in lichterfüllte Sphären.... Sie braucht dann nicht erst den endlos langen Weg des Kampfes im Jenseits zu gehen, der gleich ist dem Erdenzustand, doch nicht so leicht wie auf Erden überwunden werden kann. Fallet daher nicht in die Versuchung zu glauben, daß euch ja drüben noch die Möglichkeit bleibe zum Reifen der Seele.... es ist dies weit schwerer, und unsagbar reuevoll ist das Erkennen der ungenützten Erdenzeit. So ist es immer ratsamer, als unvollendetes Wesen des Jenseits mit Schrecken zu gedenken und dann rastlos zu streben nach möglichster Vollkommenheit schon auf Erden, als sich in Trägheit der Hoffnung hinzugeben, daß man dort nachholen könne, was hier versäumt wurde.... Das Erdenleben mit allem Jammer und Leid ist nichts im Verhältnis zu dem Ringen solcher unvollkommenen Seelen im Jenseits; denn euch sind nicht, wie auf Erden, solche Möglichkeiten gegeben.... euer Ringen wird weit schwerer sein, bis sich alles menschlich Irdische völlig aus eurem Geist abgesondert hat und dann dieser Geist den Grad erreicht hat, daß er aufgenommen werden kann in ein neues Lichtreich. So ist zu verstehen, daß der Zustand des Menschen über eine Seele so lange verhängt ist, bis diese den ihr bestimmten Reifegrad erreicht hat....

Amen

Traduttore
This is an original publication by Bertha Dudde