6830 La superiorità spirituale - L’arroganza spirituale

14 maggio 1957: Libro 73

La superiorità spirituale non dev’essere scambiata per arroganza spirituale. Perché si tratta quasi sempre del giusto sapere che dà ad un uomo la sensazione di superiorità spirituale, che quindi l’uomo è convinto della Verità del suo sapere, mentre l’arroganza spirituale si trova là, dove all’uomo manca il giusto sapere, il sapere della Verità. Malgrado ciò si sente intelligente e rappresenta i risultati del proprio intelletto e nega al sapiente ogni facoltà di giudizio, che però manca particolarmente a lui stesso. Il sapiente rappresenta comunque anche il suo sapere pieno di convinzione e perciò viene descritto davanti all’ignaro come arrogante spirituale, senza esserlo, sarebbe solo impossibile fornire una volta la Verità riconosciuta, per evitare solo l’accusa di arroganza spirituale, perché il simbolo della Verità è che dà all’uomo totale sicurezza, quindi superiorità spirituale, che non gli può più essere tolta. E questo sentimento di sicurezza di stare nella Verità, è un Dono divino, un Dono dello Spirito, che non deve nuovamente essere scambiato con l’acuto intelletto. Ad uomini ignari non è possibile rendere chiara questa differenza, per cui non si può nemmeno contendere su ciò verbalmente. Ma esiste un segno di riconoscimento per ognuno dei concetti: la superiorità spirituale e l’arroganza spirituale La prima premette l’assoluto desiderio per la Verità ed il tendere spirituale, mentre quest’ultima è sempre un segno che l’uomo non è serio nel desiderare la Verità, ma pretende sempre soltanto di avere ragione, perché l’uomo che desidera seriamente la Verità e vi tende, giungerebbe molto presto allo stesso risultato, che ora al posto della “superiorità” viene accusato invece della “arroganza”. Perché allora l’uomo diventa piccolo ed umile nella conoscenza della pura Verità, cosa che però non significa che non rappresenti con fervore e convinto questa Verità riconosciuta. Ed ogni uomo che si crede intelligente e saggio, deve esaminarsi seriamente se ha in genere il desiderio di essere “sapiente”, se si accontenta con ciò che ha saputo per caso oppure lui stesso si è scervellato intellettualmente, senza dapprima aver chiesto a Dio l’illuminazione del pensare. Si deve sempre tenere davanti che l’errore cammina sempre accanto alla Verità e che per l’esame non basta l’intelletto umano, ma che Dio Stesso dev’Essere invocato per l’Assistenza. Inoltre si deve esaminare, se lo ha mosso soltanto lo spirito di contraddizione di rifiutare un altro patrimonio mentale che il suo. Allora dev’essere considerato lui come “arrogante spirituale”, mentre la “ superiorità spirituale” premette il più profondo collegamento con Dio, incondizionata sottomissione alla Sua Volontà, una “umiltà” quindi, che è soltanto questa a procurargli il sapere secondo Verità. Ma un tale sapere renderà l’uomo immensamente felice e gli darà un sentimento così sicuro, che gli fa riconoscere anche chiaramente e limpidamente l’errore. E se non avesse questo sentimento di superiorità spirituale, allora non potrebbe nemmeno adoperarsi con convinzione per il sapere, verrebbe molto presto superato dall’avversario, taccerebbe, dove è d’obbligo di parlare e sarebbe inadeguato come rappresentante della Verità sulla Terra. Perciò deve preferibilmente prendere su di sé l’accusa di “arroganza spirituale”, non deve lasciar valere con tolleranza l’errore da lui riconosciuto, perché allora non sarebbe un combattente per il Signore, che deve procedere con la spada della bocca contro coloro che mettono e diffondono l’errore nel mondo. Perché aver ricevuta la Verità, obbliga anche a rappresentarla. Ma chi rappresenta l’errore, non potrà mai affermare di sé di averlo ottenuto dopo intimo desiderio per la Verità. E perciò sarebbe facile per ogni uomo riconoscere, dov’è la Verità e dov’è l’errore, se risponde solo a sé stesso in tutta sincerità alla domanda, se ha cercato con piena serietà la Verità. Ma l’arrogante spirituale è così convinto del suo sapere d’intelletto e non disposto di rinunciarvi a qualcosa. E perciò non si pone nemmeno mai quella domanda e perciò giungerà anche difficilmente alla Verità.

Amen

Tradotto da: Ingrid Wunderlich

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