3227b Il diritto – La giustizia – Le razze – I popoli

22 agosto 1944: Libro 42

La Terra abbraccia i più diversi popoli e razze che anche nel loro grado di sviluppo sono quasi sempre diversi. Ma da Parte di Dio non è stato dato a nessun popolo il diritto di opprimere un popolo al di sotto di lui oppure di derubarlo del suo diritto. Devono bensì agire in modo educativo, quando si trovano su un gradino spirituale superiore, devono assistere i popoli deboli contro oppressori più forti, e l’appartenenza ad un determinato popolo non li deve mai trattenere di adempiere i loro doveri umani verso il prossimo, perché devono sempre tenersi davanti agli occhi che tutti gli uomini sono creature di Dio e che non spetta mai all’uomo di espellere certi prossimi dalla comunità dei popoli oppure di opprimerli e di precipitarli nella miseria, perché per questo devono una volta rendere conto e verranno giudicati, come loro stessi hanno emesso il giudizio, chi era duro e disamorevole verso i suoi prossimi, non importa di quale tribù questi siano, raccoglierà anche lui soltanto durezza e disamore, non troverà nessuna Compassione e non deve mai aspettarsi un Giudizio mite, perché gli avviene secondo la sua mentalità, secondo la sua volontà e le sue azioni. Perciò l’uomo si deve sempre rendere conto se è giusto nel suo pensare ed agire. La giustizia però pretende lo stesso diritto per tutti, senza differenza. Appena l’amore dell’io è forte, se il sentimento di giustizia cede, allora l’uomo pretende per sé senza scrupoli ciò che è del prossimo. Quando questo pensare domina interi popoli, non vi sarà mai pace sulla Terra, perché il forte opprimerà il debole, oppure i pari forti si causeranno vicendevolmente sofferenza e miseria e non vi sarà fine della miseria. Nessun agire disamorevole viene giustificato attraverso l’obiezione che verso altre razze o popoli vigano altre leggi che quelle e non possono pretendere il riguardo umano che viene concesso ad un uomo della stessa tribù. Davanti a Dio tutti gli uomini sono uguali, davanti a Dio vale sempre e continuamente la stessa Legge, ama il tuo prossimo come te stesso ed il prossimo è ogni uomo senza riguardo alla sua appartenenza di popolo. Finché il pensare di interi popoli è catturato nell’errore di avere diversi diritti di altri, allora prende il sopravvento anche l’ingiustizia; vi sarà un costante stato di lite fra gli uomini, delle animosità troveranno sempre nuovo nutrimento, nasceranno sempre pensieri ed azioni peggiori, perché il Comandamento divino dell’amore per il prossimo rimane inosservato e questo ha l’effetto peccaminoso nelle azioni. Si deve sempre usare la misura su sé stesso e nel proprio desiderare; quello che l’uomo vuole per sé stesso non lo deve nemmeno sottrarre al prossimo, altrimenti aumenterà costantemente l’ingiustizia e da ciò uno stato che confonde anche il pensare degli uomini. Perderanno la capacità del giudizio, di ciò che è giusto e di ciò che è ingiusto, perché loro stessi se ne privano, perché loro stessi non vogliono pensare in modo retto e giusto.

Amen

Tradotto da: Ingrid Wunderlich

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146 La voce della coscienza – la silenziosa ammonitrice in te epub   PDF   Accendere  

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